L'evoluzione del KARATE ha inizio più di duemila anni fa.
Difatti, fin dall' VIII secolo a.c. si hanno notizie di una forma di combattimento senza armi di origine greco-romana, chiamata "pancrazio", che fece anche parte di prestigiosi giochi dell'epoca.
Questa forma di combattimento passò dall'India alla Grecia e da lì a Roma, fino ad arrivare in Persia; per poi tornare, con ulteriori evoluzioni, nuovamente in India.
Qui, come sostengono alcuni ricercatori, il monaco indiano Bodhidharma creò una nuova forma di combattimento a mani nude, fondendo la preesistente forma di combattimento con delle tecniche tramandategli da suo padre e con i suoi studi Buddisti-Zen.
Successivamente, attraverso le sue lunghe peregrinazioni, portò i suoi insegnamenti in Cina dove fu fondato, attorno all'anno 495, il famoso Monastero di Shaolin (shaolin-si = "piccolo tempio della foresta").
Così, attraverso i suoi sistematici insegnamenti finalizzati al rafforzamento del corpo e dello spirito, prese corpo una nuova disciplina di combattimento, o arte marziale, che rese poi famoso il tempio stesso ed i suoi monaci.
Le origini del karate in realtà risultano alquanto oscure e ben poco di certo si conosce sulla sua evoluzione fino alle prime notizie certe pervenuteci dall'Isola di OKINAWA.
Okinawa è una piccola isola di un arcipelago attualmente parte del Giappone (dal 1609, che con la battaglia di Keicho segna la fine della locale dinastia Sho), ed è l'isola principale della catena delle isole Ryukyu, che si estendono dal Giappone fino a Taiwan.
LE ORIGINI DEL KARATE AD OKINAWA
Il Karate trova origine in un combattimento a mani nude dell’isola di Okinawa, che era formalmente il regno indipendente di RYUKYU.
Numerosi fattori hanno influenzato lo sviluppo di questa antica arte marziale, conosciuta come “TE”, che significa “mano”.
In vari periodi della storia di Okinawa, come misura di sicurezza, furono imposte delle restrizioni al possesso delle armi.
Questo portò all’affinamento di arti marziali senza uso di armi, in segreto, come forma di autodifesa della popolazione.
Si svilupparono “stili” diversi in varie zone di Okinawa e vennerò denominate SHURI-TE, NAHA-TE e TOMARI-TE, in relazione con le rispettive aree (o città) di origine.
Ogni stile è caratterizzato da lievi differenze, motivate dalle diverse caratteristiche, stato sociale ed approccio caratteriale degli abitanti delle rispettive zone:
L’antica capitale SHURI era prevalentemente aristocratica, NAHA era una cittadina di mercanti e uomini d’affari e TOMARI era dominata da contadini ed allevatori.
Queste varie forme del “TE” erano inoltre influenzate dal KEMPO (un’arte marziale cinese), introdotto alla fine del quattordicesimo secolo, quando furono stabilite le prime relazioni commerciali fra Okinawa e la Cina.
Nel loro insieme, le arti marziali di Okinawa vennero definite come “TODE” o “MANO CINESE”.
A causa della natura clandestina della pratica delle arti marziali ad Okinawa, c’erano poche annotazioni scritte e le tecniche venivano trasmesse oralmente ed attraverso il loro insegnamento diretto.
Col passare del tempo, questo sistema portò allo sviluppo ed alla diversificazione del TODE in un’unica arte marziale, divenuta infine la prima forma del KARATE MODERNO così come lo conosciamo ai nostri giorni.
IL KARATE IN GIAPPONE
E’ stato all’inizio del XX secolo che il Karate è diventato popolare in Giappone, quando si verificò un periodo di rinascita delle arti marziali tradizionali.
Non più praticato segretamente, le scuole di Karate si aprirono ed i praticanti divennero più disponibili a condividere le loro conoscenze.
I Maestri di Okinawa furono invitati in Giappone per dimostrare le loro abilità e questi scelsero Gichin Funakoshi (1868-1957) come loro rappresentante per introdurre il Karate nel resto del Giappone.
Funakoshi cominciò a imporre vari cambiamenti per istituzionalizzare e parametrizzare l’insegnamento del Karate, includendo dei cambiamenti e delle rinominazioni dei KATA (forme), per adeguarli maggiormente alla cultura giapponese.
Questo fu anche il momento in cui vennero adottati la divisa bianca, il KARATE-GI (letto "Karate-Ghi"), indossata attualmente dalla maggior parte dei praticanti in tutto il mondo, ed il sistema di graduazione attraverso i KYU ed i DAN.
Infine, nel 1935, quest’arte marziale venne rinominata “KARATE”, col significato di “MANO VUOTA” e prese così ufficialmente il suo posto nella ricca tradizione delle arti marziali giapponesi.
IL KARATE AI NOSTRI GIORNI
Il karate arrivò in Italia nei primi anni sessanta e venne diffuso nelle principali città dai primi cultori, dei veri e propri pionieri, che lo avevano appreso nel corso dei loro viaggi; alcuni direttamente in Giappone, altri in Francia, a Parigi, che è considerata ancora oggi la culla del Karate europeo.
Nel 1965 la JKA (Japan Karate Association) mandò in Europa quattro grandi Maestri: Taiji Kase, Keinosuke Enoeda, Hirokazu Kanazawa ed Hiroshi Shirai.
Kase e Kanazawa si stabilirono in Francia, Enoeda in Inghilterra e Shirai in Italia.
Da allora molto è cambiato, sia a livello italiano che a livello mondiale, e nonostante l'enorme e capillare diffusione globale, sono stati purtroppo molti i contrasti e le divisioni che hanno nociuto in questi anni alla nostra disciplina, impedendo che ricevesse i riconoscimenti e l'attenzione che avrebbe meritato per le sue innegabili caratteristiche e qualità di completezza, sportività, didattica ed alla sua carica formativa e socializzante.
Elementi difficilmenti rintracciabili congiuntamente in altre discipline sportive.
Ma nel 2020 si è aperto finalmente un nuovo ed importante capitolo nella storia del KARATE:
divenendo infatti DISCIPLINA OLIMPICA in occasione della XXXII OLIMPIADE di TOKIO, in GIAPPONE